Programmazione Cinema FIUME


Programmazione:
Romeo è tenero e romantico, Valium folle e paranoico, Eros arrapato e sensuale, il Professore razionale e giudicante. No, non sono esseri umani, ma personalità che abitano la mente di Piero, insegnante di Storia e Filosofia recentemente divorziato e con una figlia piccola, intenzionato a rimettersi in gioco con le donne ma ancora scottato dalle delusioni del passato. Giulietta è romantica e sognatrice, Trilli istintiva e sexy, Alfa ideologica e disciplinata e Scheggia irrazionale e istintiva. E anche loro non sono persone reali, ma parti della personalità di Lara, la giovane donna single reduce dalla relazione infelice con un uomo sposato che vorrebbe un partner affidabile che l’aspetti sotto casa, e invece tende a cadere nella trappola di amori senza futuro.
Dopo Perfetti Sconosciuti, la nuova commedia di Paolo Genovese.
Candidato a 8 premi Oscar

Programmazione:
1961. Al capezzale di Woody Guthrie, cantante folk in fin di vita, si presenta un ragazzo del Minnesota, Robert Zimmerman, che si fa chiamare Bob Dylan. Woody e l’amico Pete Seeger lo ascoltano suonare e capiscono di avere a che fare con un talento raro. Dylan si fa strada rapidamente nella scena newyorchese del Greenwich Village e diviene un artista folk adorato per la sua capacità di unire una musicalità innata a temi di protesta che non fanno sconti al sistema. Si lega sentimentalmente a Sylvie Russo, ma la tradisce con Joan Baez, altro talento della scena folk. Fino al 1965, anno della svolta “elettrica”, in cui Dylan suona con un gruppo rock e abbandona i testi impregnati di messaggi politici in favore di un lirismo surreale tra Rimbaud e Dylan Thomas. La comunità di Greenwich Village lo considera un traditore, ma il mondo è ormai ai suoi piedi.
VINCITORE DI 7 PREMI OSCAR


Programmazione:
Nota orario con (*):
Nella Vienna gaia e libertina del ‘700 il giovane Wolfgang Amadeus Mozart (Hulce), sboccato, gaudente e volgare, incanta con l’originalità e la grandezza della sua musica la corte illuminata di Giuseppe II. Antonio Salieri (Abraham), il musicista di corte, disprezza Mozart pur riconoscendone il genio, lo invidia e giunge ad odiarlo, consapevole di essere destinato a rimanere un mediocre e a venire dimenticato. Mozart morirà giovane, ma diverrà immortale. Squisito, intelligente, ricercatissimo film, girato da Forman nella sua Praga e insignito di ben sette premi Oscar, tra i quali allo strepitoso Abraham, al film, al regista, alla sceneggiatura e all’art direction.
Leone D'Oro per la miglior sceneggiatura - Venezia81°
Golden Globe a Fernanda Torres - miglior attrice drammatica
Candidato a 3 Premi Oscar: miglior film, attrice Fernanda Montenegro, film internazionale)
PREMIO OSCAR - MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE


Programmazione:
Rio de Janeiro, 1971: il Brasile vive nella morsa della dittatura militare. La famiglia Paiva vive nell’unico modo possibile per resistere al clima di oppressione che aleggia sul paese: con ironia e affetto, condividendo la quotidianità con amici e parenti. Ma un giorno, i Paiva si ritrovano vittime di un’azione violenta e arbitraria da parte del governo: Eunice (Fernanda Torres) resta d’improvviso senza suo marito Rubens (Selton Mello), sola e con cinque figli, costretta a reinventarsi per proteggere i suoi cari e disegnare un futuro diverso da quello che la società le prospetta.
Tratto dalla vera storia di Marcelo Rubens Paiva e dal suo romanzo Sono ancora qui (edito da La Nuova Frontiera), il film racconta una parte di storia del Brasile tuttora nascosta e la toccante storia di una donna che non si è mai arresa.
50° anniversario dell'uscita del 1975
Restauro - Cineteca di Bologna

Programmazione:
Tratto dai due romanzi che Paolo Villaggio pubblicò per Rizzoli nel 1971 (Fantozzi) e nel 1974 (Il secondo tragico libro di Fantozzi), il film Fantozzi fu affidato alla regia di Luciano Salce.
Come quella di un eroe misterioso, l’epifania cinematografica del rag. Ugo Fantozzi avviene di spalle: controcampo, una mazzata in testa, e il personaggio ha già il suo destino cucito addosso. Il volto è naturalmente quello del suo autore, che da tempo ne limava i tratti in televisione, per poi tirar fuori dalle pagine di due best seller quella che oggi possiamo considerare la maschera comica più popolare d’Italia.
Fantozzi è un personaggio che non ha nulla a che vedere con il successo di tanti accenti regionali che hanno caratterizzato la nostra comicità, e, se i natali genovesi di Paolo Villaggio hanno sicuramente avuto un’importanza determinante nella sua vicenda biografica, questi tuttavia non trovano riverbero nel Ragioniere. Insomma, Fantozzi è un vero e proprio eroe nazionale. Lo è stato fin dall’inizio e, a quanto pare, continuerà ad esserlo. Sì, perché quella straordinaria scintilla d’intelligenza da cui è nato non si è lasciata imbrigliare dalle circostanze, pur dettagliatissime, dell’Italia degli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta che viene ritratta: quelle, appunto, sono solo circostanze. Ma è l’invariabile e intramontabile sordida natura dell’essere umano in società a essere incarnata in saecula saeculorum da Fantozzi, dalla schiera di colleghi e capiufficio, archetipi ciascuno di qualche oscena disposizione (im)morale. Ed è qui che interviene la penna del genio: tutto questo viene ribaltato in chiave grottesca e ne esce un’infilata di sequenze la cui forza comica sembra non esaurirsi mai. Tali e tante sono le scene da antologia, che tutti rischiamo di confonderle, di affibbiarle a questo o a quell’altro titolo di una saga dalla filmografia sterminata. Certo, questo esordio fantozziano ha tutta la potenza degli esordi e le disgraziate vicende che mette in scena sono, a distanza di cinquant’anni, ancora sulla bocca di tutti: l’autobus al volo, la partita scapoli contro ammogliati, il veglione di Capodanno, la partita a biliardo col Catellani… e via dicendo, fino alla conversione comunista di un Fantozzi armato di eskimo, sciarpa rossa e capello lungo che si presenta al cospetto di un Megadirettore Galattico già sulla via della santità.
“Fantozzi non era commedia – ha detto Paolo Villaggio – era un film un pochettino atipico, con una cattiveria, una ferocia nei riguardi dei disgraziati, che si è realizzata in pieno”.


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1860. Giuseppe Garibaldi inizia da Quarto l’avventura dei Mille circondato dall’entusiasmo dei giovani idealisti giunti da tutte le regioni d’Italia, e con il suo fedele gruppo di ufficiali, tra i quali si nota un profilo nuovo, quello del colonnello palermitano Vincenzo Giordano Orsini. Tra i tanti militi reclutati ci sono due siciliani, Domenico Tricò, un contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale, un illusionista. Sbarcati in Sicilia, a Marsala, i Mille iniziano a battersi con l’esercito borbonico, di cui è subito evidente la preponderanza numerica. In queste condizioni, per il generale appare pressoché impossibile far breccia nella difesa nemica e penetrare a Palermo. Ma quando è quasi costretto ad arretrare, Garibaldi escogita un piano ingegnoso. Affida una manovra diversiva al colonnello Orsini, che mette in piedi una colonna di feriti con uno sparuto gruppetto di militi, cui viene affidato il delicatissimo compito di far credere a Jean-Luc Von Mechel, comandante svizzero dell’esercito regio, che il generale stia battendo in ritirata all’interno dell’isola. Inizia così una partita a scacchi giocata sul filo dell’imponderabile, il cui esito finale sarà paradossale e sorprendente.


Tokyo, febbraio 1997. La città è colpita da un’ondata di omicidi apparentemente inspiegabili. I responsabili sono infatti persone comuni, senza alcun legame tra di loro, che uccidono incidendo una X sul collo delle vittime, per poi accusare un forte senso di stordimento. Sul caso indaga l’agente Takabe, un detective ligio al proprio dovere ma anche tormentato a causa della moglie malata di demenza precoce. Con l’aiuto dell’amico psichiatra Sakuma, Takabe riesce a risalire ad un giovane di nome Mamiya che da tempo si aggira nella capitale, apatico e senza memoria. Il detective sospetta che sia stato proprio lui a muovere la mano degli assassini, ricorrendo a oscuri poteri di ipnosi e magnetismo…
Cure è il film più famoso di Kiyoshi Kurosawa, uno dei grandi nomi del cinema giapponese contemporaneo. È l’opera che gli ha donato la popolarità e il plauso della critica, e che lo ha imposto come maestro del cinema horror. È il suo film più misterioso e affascinante. Thriller soprannaturale, che tocca i temi del senso di colpa e dell’alienazione nella società moderna, Cure si inserisce idealmente nel filone dei “serial killer” di quel periodo, sulla scia degli statunitensi Seven e Il silenzio degli innocenti, ad essi accostabile da un’ambientazione post-industriale e da un protagonista tormentato, nonché per l’importanza riservata ai dialoghi-confessione tra poliziotto e criminale.
74° Festival di Berlino - Gran Premio della Giuria


Programmazione:
Nota orario con (*):
Iris è una donna francese che per motivi ignoti si trova a Seoul, dove su suggerimento di qualcuno ha iniziato a lavorare come insegnante di francese. Senza alcuna esperienza del mestiere, il suo metodo prevede la ripetizione di piccole composizioni che descrivono le emozioni più profonde dello studente. Nell’arco di una giornata, Iris incontra e fa lezione prima a una pianista, poi a una coppia di produttori cinematografici di successo.